Il sogno di Barazzutti: “Rivincere la Davis, poi potrei andare in pensione”

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“Il mio obiettivo per il futuro? Vincere la Coppa Davis, poi potrò andare in pensione”. Corrado Barazzutti, ex numero 7 al mondo (e vincitore dell’unica Davis per l’Italia nel 1976 in Cile) e oggi coach della squadra maschile dell’Italia (ma alla guida della nazionale, in questo caso femminile, ha vinto anche 4 Fed Cup) è intervenuto ieri sera nella diretta Facebook organizzata da Gianluca Bolognino, direttore tecnico dello Junior Tennis Training di Concagno.

Oggi potremmo fare non una ma due squadre di Coppa Davis – ha detto il coach dell’Italia – Sinner e Musetti sono i due migliori giovani per le rispettive età, ma oltre a loro abbiamo tantissimi giocatori, Berrettini, Sonego, Fognini e potrei continuare. Mi piacerebbe rivincere la Davis, questa volta da allenatore. La nostra squadra è forte e molto giovane, potenzialmente potrebbero essere migliori di noi quando vincemmo l’unica coppa per l’Italia”. Barazzutti ha poi parlato della sua carriera: “Ero un giocatore che voleva sempre vincere, era nel mio carattere. Per questo non mollavo mai in campo. Nel tennis questo tipo di mentalità aiuta molto. Non mollare mai non vuol dire correre e stop, altrimenti ci sarebbero tanti giocatori forti“.

“Guardate Federer, lui corre ma di solito fa correre la palla e gli avversari. Nadal invece mi ha sempre colpito per l’umiltà. una qualità che ti rende un fuoriclasse ma che no tutti hanno. Comanda il gioco, ma se c’è bisogno è disposto anche a correre e difendersi. Chi gioca a tennis oggi dovrebbe studiare molto il modo di stare in campo di Rafa Nadal”.

Barazzutti ha parlato della sua carriera di tennista da Pro: “Non mi sono mai posto l’obiettivo di arrivare ad essere un Professionista. Giocavo e mi divertito, e questo mi bastava. Però vincevo anche, vincevo tanto, ma le cose cono arrivate da sole, senza pormi dei traguardi. Ho sempre studiato, i miei genitori non avrebbero permesso altro. Poi, una volta preso il diploma, mi sono concesso del tempo per provare a diventare professionista”.

“Prima di tutto sono un grande appassionato di tennis – continua il coach dell’Italia di Davis – Non gioco perché obbligato ma perché mi piace. Il campo da tennis è come una scacchiera, c’è chi butta solo la palla dall’altra parte della rete e chi prima di colpire una pallina ha già in testa il suo progetto di gioco”.

Io tranquillo in panchina? Mai… soffro come un cane. E’ molto meglio giocare. Capisco quello che pensano e provano i giocatori, ci sono passato, e sto male io per loro senza però poter sfogare le pressioni in campo. Sento molto la partita”. Poi la chiusura sui maestri: “I risultati ottenuti in questi anni dall’Italia prima con le donne e ora con gli uomini sono merito dei maestri, delle scuole, dei dirigenti. I maestri sono migliorati, studiano di più, molti giovani oggi cercano di fare il coach con ottimi risultati. L’esempio di oggi è Lorenzo Musetti, seguito e cresciuto dal suo maestro storico Simone Tartarini, che ora gli fa anche da coach”.


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About Author

Sono nato a Como nel dicembre del 1974 e in questa città sono cresciuto, mi sono sposato e sono diventato padre. Sono un giornalista professionista iscritto all’Albo della Lombardia. Amo il tennis da sempre, da quando bambino sognavo di diventare Stefan Edberg. Mi sono fermato molto prima. Pigro di natura, ho preferito raccontare questo sport nel modo meno faticoso, ovvero dalla tastiera di un pc. Ho lavorato per Espansione Tv e il Corriere di Como seguendo tutt’altro, la cronaca nera e giudiziaria. Oggi scrivo per La Provincia di Como.

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