Partendo dal coach Filippo Volandri, più volte al Challenger di Como, anche se non giovanissimo. Passando per Simone Bolelli, oggi solo doppista, che non è sceso in campo nella finale di Malaga ma che fu il primo vincitore del torneo internazionale di Villa Olmo, nel 2006.
Lorenzo Sonego l’abbiamo visto partire dai primi turni al Challenger di Como, lottare su ogni palla fin da quando era ragazzino, sempre educato, sempre focalizzato su quello che era il suo obiettivo anche quando non tutti credevano fosse possibile. C’è poi Lorenzo Musetti, anche lui a Como, della stessa generazione di Lorenzo Rottoli con cui vinceva per l’Italia gli Europei Under 12 e Under 14. Al Challenger di Como non aveva fatto bene, ma anche lui da queste parti era passato.
E Mattero Arnaldi? Semifinalista solo due anni fa a Villa Olmo? Arrivò dall’America dove aveva fatto gli Us Open, era stanco ma giocò lo stesso con le vesciche ai piedi arrivando più avanti possibile, arrendendosi al dolore ma non all’avversario, ritirandosi quando non ne poteva più. Dimostrò quel giorno la tempra che oggi abbiamo visto in Spagna, mai domo, anche quando tutto sembra giocargli contro.
E poi la stella, Jannik Sinner, portato al Challenger di Como giovanissimo, appena sedicenne, dal coach comasco Riccardo Piatti. Lo scambiammo per un raccattapalle, era il ragazzo che anni dopo ci avrebbe consegnato un sogno. Gli chiediamo scusa oggi per allora, onorati però di averlo visto anche lui in riva al nostro lago. Anni in cui abbiamo visto passare dalla nostra provincia, uno per uno, i fenomeni che oggi – dopo aver battuto la Serbia di Djokovic – ci hanno resi orgogliosi ancora di più di essere italiani e appassionati di tennis. Ed ora è tempo di festeggiare. Stasera si stappa una bottiglia di vino buono.