COMMENTO: Fognini-Caruso, il “trash talking” e il tennis che vorremmo

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Si chiama “trash-talking”. Viene definito come un insulto, oppure una parola “forte” usata in situazioni fortemente competitive e di stress per mettere pressione all’avversario ma anche, in alcuni casi, per irriderlo e sminuirlo. Viene usato in sport di contatto, come il football americano, ma anche il basket. E viene usato un attività molto fisiche come il pugilato. Anche i nostri calciatori, abbiamo visto di recente, non disdegnano questo mezzo.

A mio avviso, anche Fabio Fognini nel suo sfogo verbale reiterato contro Salvatore Caruso (“hai culo” scandito dopo più punti) ha usato il “trash-talking”. Dopo il match, come gli appassionati sapranno bene, si è scatenata la tensione. Caruso, impeccabile per tutto l’incontro (durato 4 ore, non dieci minuti), alla fine è sbottato: “Mi hai mancato di rispetto”. E Fognini di rimando: “Perché, non posso dirti che hai culo?”.

Ammetto che ho assistito al tutto abbastanza imbarazzato. Io ho ancora un concetto di tennis (evidentemente datato) fatto di rispetto per l’avversario che sta dall’altra parte della rete e che come te deve fare i conti con budella contorte dalla tensione, braccio che si irrigidisce, paure e tutto l’infinito corollario di guai che lo sport del diavolo provoca. Un avversario che alla fine dovrebbe essere abbracciato più che insultato o irriso.

Quindi, alla domanda posta dal buon Fabio Fognini, che non ho il piacere di conoscere al contrario di Caruso (più volte passato dal Challenger di Como e anche vincitore nel 2018), risponderei semplicemente “no, non puoi dirlo”. Perché se un giocatore per scelta tecnica vuole rischiare su tutte le palline e te le mette sulle righe, in un mondo normale dovrebbe essere applaudito e non bollato di “avere culo”, perché altrimenti lo stai sottovalutando, sminuisci le sue qualità, gli stai mancando di rispetto.

Ancora peggio è stato il circo successivo di giornalisti sportivi e appassionati che hanno fatto a gara (per fortuna in pochi) a giustificare il tennista ligure, quasi fosse una cosa normale quello aveva detto e fatto.

“Sono cose di campo”, è stato scritto, “era un derby”, “solo chi non ha mai giocato…”: tutte balle. Roberta Vinci, che qualche partita l’ha vinta e pure qualche torneo, quindi la racchetta da tennis in vita sua l’ha impugnata in più di una occasione, al termine dell’incontro ha semplicemente e candidamente detto: “Se fossi stata in Caruso mi sarei arrabbiata”. Quindi, scandire come un mantra che l’avversario “ha culo”, ad alta voce per farsi sentire (non tra i denti per frustrazione dopo un punto) una cosa normale non lo è e chi lo dice lo fa per giustificare l’ingiustificabile. Oppure per interesse.

Insomma, riassumendo, in uno sport come il tennis che pretende silenzio religioso del pubblico nel corso dello scambio, a meno di passare per schizofrenici, non può essere accettato il trash-talk. Non siamo il pugilato, non siamo il football americano, siamo il tennis. Dove lo stile conta, dove chi è forte davvero – Nadal e Federer non mi risulta dicano all’avversario che “ha culo” – usa altri mezzi per vincere.

Per concludere, ieri sarebbe bastato dire che Fognini aveva torto, e che francamente ha anche un po’ stancato con i suoi modi sempre sopra le righe.

Scrivevo: meglio cento Caruso che un Fognini, e lo ribadisco oggi, e questo indipendentemente dai tornei vinti e dalle doti innate dell’uno piuttosto che dell’altro. Ma forse, me ne sono reso conto con un po’ di amarezza, anche chi ruota attorno ai giocatori dovrebbe alzare un po’ la schiena e alla domanda di Fognini, “perché non posso dirti che hai culo?”, rispondere con un semplice “no, non puoi dirlo”. Non era difficile.

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About Author

Sono nato a Como nel dicembre del 1974 e in questa città sono cresciuto, mi sono sposato e sono diventato padre. Sono un giornalista professionista iscritto all’Albo della Lombardia. Amo il tennis da sempre, da quando bambino sognavo di diventare Stefan Edberg. Mi sono fermato molto prima. Pigro di natura, ho preferito raccontare questo sport nel modo meno faticoso, ovvero dalla tastiera di un pc. Ho lavorato per Espansione Tv e il Corriere di Como seguendo tutt’altro, la cronaca nera e giudiziaria. Oggi scrivo per La Provincia di Como.

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